mercoledì 23 aprile 2008

Un'ora per la pazzia e la gioia

Ogni volta che lo prendo in mano, a distanza di anni, mi fà sempre lo stesso effetto.
Mi lascia senza parole, rimango lì in trance e continuo a godermi quelle sensazioni alle quali lui riesce a dare una forma scritta così perfetta.
E una giornata di sole come quella di oggi, chiude il cerchio :-)

Un'ora per la pazzia e la gioia
[...]
To have the gag remov'd from one's mouth!
To have the feeling to-day or any day I am sufficient as I am.

O something unprov'd! something in a trance!
To escape utterly from others' anchors and holds!
To drive free! to love free! to dash reckless and dangerous!
To court destruction with taunts, with invitations!
To ascend, to leap to the heavens of the love indicated to me!
To rise thirther with my inebriate soul!
To be lost if it must be so!
To feed the remainder of life with one hour of fulness and freedom!
With one brief hour of madness and joy.

da Leaves of grass di Walt Whitman

Beato lavoro, che mi permette di riappropriarmi di questi attimi.

domenica 20 aprile 2008

Accussì voglio murì

Cosa c'e' di meglio di svegliarsi con calma una domenica mattina e trascorrere il tempo in pieno stile felino, pregustandoti il momento del pranzo?
Sei lì che poltrisci, ti stiracchi e ti lecchi i baffi perché sai che ti aspettano le leccornie preparate da un amico accompagnate dai vini scelti ad hoc dal suo socio? Una delle più gustose associazioni a delinquere.
Così, in barba a pulizie, telefonate, maschere del viso e stiraggi vari che dovresti fare approfittando della giornata (ma che giornata libera sarebbe?), te ne vai a zonzo per la città per raggiungere la casa dei tuoi amici dal citofono ignoto.
E quando arrivi finalmente a destinazione, ti godi cibo, vino e chiacchiere, assaporando con tranquillità ogni momento, senza scadenze, senza impegni, senza show.
Certo può capitare di subire uno shock quando ad un tratto i tuoi amici (coetanei) ricordano con entusiasmo cartoni animati a te sconosciuti, citandone a memoria i nomi dei personaggi secondari e le sigle in giapponese!!! Nel frattempo ti chiedi dove fossi in quel periodo e cerchi di trovare una ragione plausibile, tipo che gli alieni ti hanno rapito proprio in quel periodo o ti hanno cancellato parte della memoria, o forse a Napoli le televisioni non prendevano tutti i canali :-)
Oppure puoi scoprire strani cuscini dall'aspetto squadrato e poco invitante che ti assorbono e diventano tutt'uno con te, rendendoti ancora più difficile il tentativo di non lasciarti andare in una satolla pennica pomeridiana.
Fatto sta, che giornate così goduriose, vanno consigliate a tutti. Altro che centri commerciali, parchetti spelacchiati o fuori salone del design in cui non cammini, non comunichi, non incontri! E, come dicono dalle mie parti: Accussì voglio murì.

venerdì 18 aprile 2008

Buon Berlusconi a tutti

Berlusconi è al governo per la terza volta.
Mi domando e dico perché la stampa di tutto il mondo è così esterrefatta (es. The Economist - 17 Aprile 2008)?
Basta con questa storia del facciamo le valigie, cambiamo Paese…
In fondo perché non dovremmo esultarne tutti?

Forse perché il “nuovo” eletto, detiene il controllo del 90% dei media in Italia? Per cui, secondo l'ultimo rapporto sulla libertà di stampa, relativo al 2007, l'Italia occupa il 61° posto assieme a Capo Verde, Guyana, Israele e São Tomé dopo il Mali o il Ghana (da Freedom of the Press 2007 Global Survey).
Forse perché Berlusconi ha una serie di procedimenti giudiziari a carico, alcuni dei quali si sono conclusi con una sentenza definitiva che ha riconosciuto la colpevolezza dell'imputato, per reati quali corruzione giudiziaria, falsa testimonianza, finanziamento illecito a partiti e falso in bilancio?
Perché lamentarsi, in fondo è un imprenditore sveglio che ha creato un impero approfittando delle nostre lacune normative.

O forse per le innumerevoli magre figure fatte a livello internazionale come ad es. al Parlamento Europeo? O a livello nazionale con la recente dichiarazione sull'esistenza di una presunta cordata italiana per salvare Alitalia, o sulla risposta alla giovane precaria su Rai 2
Perché lamentarsi, in fondo cerca di essere simpatico, per distrarci dalla serietà dei problemi che ci affliggono.

O forse perché insieme a lui, c’è Bossi con la Lega Nord che con una campagna elettorale surreale e il suo programma xenofobo ha ottenuto un’ottima percentuale di voti?

A questo punto mi tocca convivere con alcuni dubbi.
Forse lui è un genio e alcuni di noi lo avevano sottovalutato.
O forse noi italiani, drogati da reality e telequiz, non conosciamo tutta la verità sul suo conto; o forse i nostri valori sono cambiati: probabilmente non ha più importanza che sia sporca la fedina penale e civile dell’uomo alla guida del nostro paese.
O forse abbiamo la memoria corta e, insoddisfatti dell’ultimo governo Prodi in un momento di grave crisi internazionale, decidiamo di farci rappresentare da un uomo, il quale per il bene comune dimenticherà certamente tutti i suoi interessi personali di grande imprenditore.
O forse, come sostiene The Economist (15 Aprile 2008)"la campagna milionaria dell'ultima settimana e la giullaresca compiacenza del tycoon dei media è stata la carta vincente".

Quali che siano le vere ragioni, ce lo ritroviamo al governo per i prossimi 5 anni, con una buona maggioranza. E come ci ricorda Le Monde (e molti altri giornali stranieri esteri) "a giudicare dalle sue passate performance, l'inquietudine è di rigore."

Buon Berlusconi a tutti noi.

lunedì 14 aprile 2008

Mondi a confronto

Munyurangabo – Liberation Day di Lee Isaac Chung (Ruanda) (sinossi del film)

Lee Isaac Chung, regista coreano che vive e lavora da anni negli Stati Uniti si è trovato a girare questo film perché sua moglie, che fa volontariato ogni anno in Ruanda, gli chiede di raggiungerla e di “trovarsi qualcosa da fare”. Così decide di raccontarci la storia di un’amicizia tra due ragazzi ruandesi, Sangwa e Munyurangabo. Il loro legame, sincero, spontaneo e scevro da ogni condizionamento, deve però confrontarsi con i pregiudizi, profondi e radicati dovuti alla loro diversità di razza, uno è hutu e l’altro tutsi, alle credenze della campagna e alle paure ataviche dei genitori hutu di Sangwa.
Splendida la poesia recitata da un ragazzo incontrato casualmente per strada che racchiude in pochi versi, musicali e ipnotici, la storia del Ruanda, l’importanza del recupero delle tradizioni e della cultura originarie e la necessità della ricostruzione della dignità di un popolo distrutto dal genocidio.
Ho molto apprezzato la semplicità e il rispetto con i quali si dà risalto ai paesaggi, agli usi e ai costumi locali e ai loro sentimenti, così complessi.
Trovo che sia uno splendido esempio della fusione di culture diverse: quelle del regista coreano di origine e statunitense di adozione, da un lato, e quelle degli hutu e dei tutsi in Ruanda, dall’altro.

dal Festival del Cinema Africano, Asia e America Latina 7-13 Aprile 2008

sabato 12 aprile 2008

Sarah

Sarah di Khadija Leclère (Marocco / Belgio) (sinossi del film)

Un film crudo. Una figlia abbandonata e “tradita” due volte, da bambina appena nata e da adulta quando incontra per la prima volta sua madre nel suo paese di origine, il Marocco.Le ragioni per le quali Sarah viene abbandonata da piccola non si conoscono, si possono solo immaginare, ma perdono di ogni significato nel momento in cui da adulta conosce sua madre. Il suo è un incontro mediato, dal chador indossato dalla madre che le lascia scoperti solo gli occhi scuri e imperscrutabili, dalla presenza dello zio che fà da interprete, dal poco tempo che hanno a disposizione. Un momento sospeso, carico dei silenzi delle due donne, madre e figlia. E all’improvviso la rottura: la madre che pretende del denaro dalla figlia per comprarsi una casa nuova. Da quest’ultimo terribile tradimento, Sarah può dare inizio alla sua vera rinascita.

dal Festival del Cinema Africano, Asia, America Latina 7-13 Aprile 2008

Naaba

Timpoko di Serge Armel Sawadogo (Burkina Faso) (sinossi del film)

In pochi minuti è concentrata l’essenza della relazione tra genitori, figli e nipoti e un insegnamento universale: il rispetto reciproco.
Attraverso la metafora di un racconto orale, come nella più antica tradizione africana, la naaba, la nonna di questo film, ci ricorda o ci reinsegna l’importanza del rispetto, un valore fondamentale che dovrebbe essere alla base di ogni relazione, sia esso all’interno o all’esterno della famiglia.
Non importano le differenze generazionali o solo quelle caratteriali, l’importante è accettare e rispettare gli altri.
Un film tenero e intenso e un messaggio di amore ai nonni e agli anziani, che tanto spesso vengono dimenticati.

dal Festival del Cinema Africano, Asia, America Latina 7-13 Aprile 2008

giovedì 10 aprile 2008

Ritmi e colori

Percussion Kid di Mohamed Achaour (Marocco) (sinossi del film)

Tutto ruota intorno al ritmo. La giornata del piccolo protagonista è scandita dal ritmo sin dal primo mattino: il muezzin, la nonna che prega, la recitazione dei versi coranici a scuola, i giochi ed i suoi sogni ad occhi aperti. Per questo motivo non viene compreso dal mondo degli adulti e punito. Ciononostante la musica lo accompagnerà sempre, anche quando, adulto tra gli adulti, lavorerà come ciabattino.
Interessante il sogno fatto di colori molto intensi e puliti in contrasto con la vita quotidiana in un villaggio berbero sulle montagne. Colori intensi da spot, poi ripresi alla fine, quando il protagonista, ormai adulto, lavora e ha un suo ruolo nella comunità.
Un corto ben confezionato, forse troppo, che ci fa assaggiare per un istante il mondo dei berberi e dei villaggi ai fianchi delle montagne.

dal Festival del Cinema Africano, Asia, America Latina 7-13 Aprile 2008

mercoledì 9 aprile 2008

Jahum!

Andalucia di Alain Guesmi (Francia/Algeria) (sinossi del film)

Un viaggio onirico tra emozioni e sensazioni fisiche e interiori.
Yacine, il protagonista, ci prende e ci porta per mano in un sentiero costellato di attimi da godere in tutta la loro pienezza senza lasciarsi condizionare dalle convenzioni.

Con lui possiamo provare il gusto di fermarci ad ascoltare o ad osservare ciò che succede intorno a lui e a noi.
Ci fermiamo. Ascoltiamo.
Ascoltiamo la verità e la poesia delle persone che incontra, un’umanità ai margini, rappresentata da un clochard, un folle, un vecchio amico o suo padre che ci svela il suo amore sincero per ciò che fa. Persone semplici, vere e in quanto tali, ricche. Non hanno nulla da dimostrare o da perdere. Sono libere.
E così, ci fermiamo e ascoltiamo la saggezza del fou, di shakesperiana memoria, che ci sussurra che ciascuno ha unproprio posto al mondo e ha il compito di cercarlo. Un giorno lui aveva trovato la chiave, conosceva le risposte a tutto, ma è stato rinchiuso in un ospedale psichiatrico.
Ascolti la concretezza di un vecchio amico che cerca di fare la comparsa nel cinema, perché “è lì che girano i soldi”.
Ascolti la poesia infantile di una donna, moglie e madre, che vive con la sua famiglia e ci invita e ci parla con spontaneità di sé.
Ci fermiamo. Sentiamo.
Sentiamo la consistenza del bitume sulla strada, dello stucco per la carrozzeria di un’auto, della pittura utilizzata con i bimbi, del gelato. Ne percepiamo gli odori, l’essenza, per ciò che sono, nella loro semplicità.
Attraverso le immagini di questo film riusciamo a percepire con tutti i sensi, non solo con la vista. Abbiamo l’impressione di essere impregnato degli odori e di avere delle tracce addosso di ogni singola visione di Yacine.

Alla fine Yacine ci lascia per seguire la sua strada. Alla ricerca della propria identità, decide di ricominciare da zero in una città neutra, che non è né la sua, né quella dei suoi genitori, algerini immigrati a Parigi. E vola via verso il suo destino.

Ci lascia con uno strato di polvere del sogno vissuto con lui e con una parola Jahum: un augurio e un invito ad essere in pace con gli altri e con noi stessi, con semplicità.

dal Festival del Cinema Africano, Asia, America Latina 7-13 Aprile 2008