lunedì 30 giugno 2008

Sex&theSea

Domenica, ore 7.30 del mattino. Partenza per le Cinque Terre con due amiche.
Il programma è raggiungere il prima possibile il mare e diventare uno dei tanti sassetti del lido ligure. La meta è scelta ad hoc: è un posto sconosciuto ai più, dove non c'è spazio fisico per parcheggiare eventuali SUV o auto quadrifamiliari monovolume. Per arrivare alla spiaggia è necessario uno scarpinetto panoramico che dissuade famigliole moleste, giovani giocatori di pallone, palline, pallette, bellocci in cerca di acchiappanze e amanti di mobilio e accessori da spiaggia come ombrelloni, sedie, lettini, canotti e oggetti gonfiabili di vario genere. Insomma solitamente si trovano solo gli amanti del sole, del mare e della natura, senza "protesi" di nessun tipo. Il cellulare naturalmente NON prende.
Così munite di acqua, frutta, rapanelli, libri, quotidiano e olio solare, diamo fondo a tutte le nostre storie, arretrate o nuove di zecca, di uomini, amici e progetti più o meno seri. Un incontro in stile Sex&theCity, ambientato in spiaggia, che ha allietato anche i vicini di asciugamano, a metà tra l'indifferente e il "voglio sapere come va a finire sta' storia", cercavano di celare dietro le parole crociate, il loro interesse fatto di sorrisi, espressioni esterrefatte o di biasimo.
Un rendez vous tutto al femminile di aggiornamento su fatti, idee, sentimenti, emozioni e sensazioni semplice, senza veli.
A parte le camminate da fachiro sui sassi neri e roventi per raggiungere il mare e il fatto che io sia stata l'unica delle tre a non abbronzarmi, come è ormai consuetudine, è stata una giornata splendida...alla faccia di tutti coloro che ci avevano pronosticato il brutto tempo e il traffico intenso.

giovedì 26 giugno 2008

Africa, crisi umanitarie e disinformazione

Di recente è stato pubblicato un nuovo rapporto The Failed States Index 2008 stilato da US magazine, Foreign Policy e Fund for Peace, che fa una classifica dei Paesi più instabili dal punto di vista della sicurezza.
L'analisi fa riferimento a 12 indicatori: sociali, economici, politici e militari in base ai quali ordina 177 Stati in base alla loro vulnerabilità, ai violenti conflitti interni e al livello di deterioramento della società civile locale.

Ebbene, 7 dei primi 10 Stati della lista, appartengono all'Africa sub-sahariana, come mai in Italia non se ne fa mai menzione?
Come mai qualche volta si dà spazio all'Iran, all'Iraq, ad Israele o all'Afghanistan, al Libano e MAI ai Paesi africani?
Dipende dal numero dei nostri soldati presenti in loco?
Dipende da quanto sia ampio il nostro coinvolgimento militare in quanto membri della NATO? Sulla base di quali principi si decide di fare informazione su alcuni Paesi e non su altri?
Nella Top Ten ci sono la Somalia (1° posto) della quale abbiamo sentito parlare quando sono stati sequestrati due volontari italiani (vd Repubblica 22 maggio 2008) , la Repubblica Democratica del Congo (6° posto) citata quando è precipitato un aereo dove sono sopravvissuti due nostri connazionali (vd Repubblica 15 aprile 2008), eppure in RDC gli aerei cadono spesso, c'è la guerra, l'estate scorsa c'e' stato un nuovo focolaio di Ebola eppure nessuno ne parla qui in Italia. In RDC le più grandi organizzazioni internazionali, dalle Nazioni Unite alla Croce Rossa Internazionale, a Medici senza Frontiere, hanno dislocato tra le forze più ingenti (dal punto di vista economico e umano) e non c'è notizia. Insisto in particolare sulla RDC perché ci ho vissuto e lavorato e ho potuto vedere con i miei occhi e mi continuo a chiedere: PERCHE' queste discriminazioni dell'informazione? La violazione dei diritti umani, la guerra, la fame, la malattia di alcuni Paesi sono meno degni di nota di altri?
Per fortuna non sono l'unica a chiedermelo, lo scorso inverno Medici Senza Frontiere aveva fatto un appello ai media italiani chiedendo di parlare meno di soubrette e più di crisi umanitarie, a quanto pare, però, non hanno avuto grande riscontro. Qui c'è il loro report sulle "crisi dimenticate dai media".

mercoledì 25 giugno 2008

Berlusconi versus Montesquieu

Invitato e accolto con applausi all'assemblea annuale di Confesercenti, Silvio Berlusconi viene fischiato quando inizia ad attaccare la magistratura politicizzata definendola "metastasi della democrazia".
Per Berlusconi la democrazia è a rischio e il Paese è "in libertà vigilata".
Beh certo, se la giustizia viene minacciata dalla politica, i processi vengono sospesi e si ricorre alla forza (anche dell'esercito) contro le minoranze, è certo che la democrazia sia a rischio.



Come Montesquieu ci insegna la divisione del potere sovrano tra più soggetti è fondamentale per prevenire abusi. La separazione dei poteri è uno dei principi fondamentali dello stato di diritto. La nostra stessa Costituzione, spesso ignorata, recita:
Art. 101.
La giustizia è amministrata in nome del popolo.
I giudici sono soggetti soltanto alla legge.
Art. 104.
La magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere.

E' gravissimo che un Capo di Governo attacchi il lavoro della Magistratura.
In più se Berlusconi ha la coscienza pulita perché teme di sottoporsi alla legge? A differenza dei semplici cittadini può anche contare su validi avvocati difensori? Cosa ha da temere?

martedì 24 giugno 2008

Crisi in Zimbabwe

A differenza della stampa italiana, i principali quotidiani nel mondo questa mattina avevano in prima pagina la notizia che per la prima volta il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si è pronunciato all'unanimità sulla crisi in Zimbabwe dove, il capo dell'opposizione Morgan Tsvangirai, sebbene avesse passato il primo turno delle elezioni presidenziali dello scorso 29 marzo, ha rinunciato ad affrontare, nel seconto turno, il presidente uscente Robert Mugabe.
Per giustificare il ritiro della sua candidatura (che avrebbe dovuto implicare l'annullamento ufficiale dello scrutinio in programma per venerdì prossimo 27 giugno), Tsvangirai ha fatto riferimento all' "orgia di violenza" imputabile al partito dell'attuale capo dello Stato, la ZANU-PF (Union nationale africaine du Zimbabwe-Front patriotique) che con il proprio esercito ha minacciato, torturato, ucciso, allontanato, atterrito porta a porta gli elettori.
Questo è quanto il capo dell'MDC (Mouvement pour un changement démocratique) ha dichiarato ai microfoni della radio 1 Olandese: "Smettiamo di partecipare a quella che è una parodia del processo elettorale, violenta e illegitima...Non possiamo domandare agli elettori di rischiare la loro vita andando a votare il 27 giugno".

Il ritiro di Tsvangirai è un gesto estremo, un appello non solo alla comunità internazionale con, in primis il Consiglio di Sicurezza, ma anche e soprattutto alla Comunità dello Sviluppo dell'Africa Australe (SADC Communauté de développement de l'Afrique australe) a Paesi come il Sud Africa, lo Zambia, la Tanzania e il Botswana che dovrebbero intervenire per garantire le libere elezioni in un Paese che è ormai al tracollo economico. La moneta locale non vale più nulla (il rapporto di cambio con 1 dollaro è pari a 6 miliardi di dollari dello zimbabwe), l'inflazione è ai massimi storici, i negozi sono vuoti e la disoccupazione colpisce più o meno 4 persone su 5.

Lunedì il Consiglio di Sicurezza ha dichiarato che "la campagna di violenza e di restrizioni imposte all'opposizione hanno reso impossibile lo svolgimento di elezioni libere ed eque il 27 giugno" e ha condannato esplicitamente "il comportamento del governo che ha negato ai suoi avversari politici il diritto di svolgere una campagna politica libera". Il tono della dichiarazione è molto duro, anche se un gruppo di Paesi come la Russia, la Cina, il Vietnam, la Libia e l'Indonesia ritiene che si tratta di una crisi interna che non dovrebbe essere dibattuta all'interno del Consiglio e che ha migliori chance di essere gestita attraverso un approccio strettamente africano e regionale.
Aldilà delle motivazioni che sono alla base di questo approccio che implicherebbe l'annosa, interminabile discussione sul reale ruolo delle Nazioni Unite nelle crisi internazionali ed interne, questa potrebbe essere un'ottima occasione per il SADC e il sud Africa di intervenire e gestire un problema regionale africano senza l'intervento (o ingerenza) sempre un po' sospetto della comunità internazionale sulla quale c'è spesso giustamente molta diffidenza.
La strategia di mediazione del presidente sudafricano Thabo Mbeki, svolta sino ad ora, aveva sottovalutato la potenza e la violenza del presidente Mugabe, sarebbe ora che intervenisse realmente.
Intanto però i rappresentanti dell'attuale governo dello Zimbabwe hanno ribadito che le elezioni avranno luogo ugualmente il 27 giugno (vd Jeune Afrique). Ciò significa che il popolo dello Zimbabwe deve subire il governo illegittimo di Mugabe, al potere dal 1980.
Quello che noi, nel nostro piccolo possiamo fare è firmare una petizione qui per fare sentire la nostra voce-contro, contro la violazione dei diritti umani, i sopprusi, la corruzione di politici e militari, perché anche in Africa si possano svolgere elezioni libere, possano governare rappresentanti voluti dai propri cittadini senza nessuna ingerenza esterna, come dovrebbe essere in ogni democrazia che si rispetti.
Qui gli ultimi aggiornamenti dalla BBC con un'intervista telefonica a Tsvangirai dopo la dichiarazione delle NU.


lunedì 23 giugno 2008

Attimi di serenità

Che bello è svegliarsi al mattino e non dover temere di uscire dal letto per tremare di freddo?
Andare in scooter quando la città è assopita, mentre il sole sta sorgendo e ci sono i primi riflessi sulle finestre dei palazzi. Senti gli uccelli che cantano con il sospetto che ci sia un riproduttore da qualche parte perché in realtà non ne vedi neanche uno.

C'e' qualche edicola aperta e l'odore del pane che arriva da alcuni forni lungo il percorso.

Con quel profumo di estate, che sa di fine scuola, di vacanze, di piedi nudi e di luce, tanta luce.

Stai andando a lavorare, è vero, ma sai anche che alle 14 sei fuori e ti puoi godere tutta la giornata fino all'ultimo minuto. Puoi andare in piscina, al parco sotto un albero a leggere, puoi chiamare gli amici che non senti da un po'. Isolarti con l'ipod o lavorare alle foto del servizio che i tuoi amici del teatro ti hanno commissionato lo scorso weekend.

I quotidiani non sono ancora arrivati, hai ancora un po' di tempo per non intossicarti con il decreto sulla sicurezza, la sospensione dei processi ecc., i commenti di Ghedini & Co.

Il tuo oroscopo di oggi ti dice anche che è un momento di grande soddisfazione emotiva e di stabilità affettiva e tu fai finta di crederci almeno al primo punto.

sabato 21 giugno 2008

Et voilà les Nouvelle Vague

Un invito improvvisato, un'organizzazione dell'ultimo minuto e voilà mi ritrovo con amici/ex-colleghi e amici degli amici, diretta al concerto dei Nouvelle Vague nella splendida (o dovrei dire romantica?) Villa Arconati.

Dopo aver vagato per le vie suburbane della periferia nord occidentale di Milano, siamo riusciti ad arrivare a destinazione giusto in tempo per l'inizio del concerto.
In realtà più che un concerto si è trattato di uno spettacolo musicale: le chanteuses, soprattutto Camille, si sono prodigate in danze simil-tarantate super sexy al punto che nell'aria non si percepivano le classiche fiammelle di accendino o le parole delle canzoni, ma gli ormoni impazziti dei maschietti accaldati. Aldilà del concerto (forse avrei preferito non vederli dal vivo), è stato molto divertente vedere le reazioni del pubblico, in particolare di quello maschile. Applausi chiaramente diretti alle performance danzanti e non alla musica, visi attoniti dello staff in prima linea composto da vigili del fuoco, buttafuori e fotografi che si sistemavano i capelli alla fine di ogni canzone, fidanzatini che cercavano di rimanere indifferenti per non urtare la suscettibilità delle loro compagne (mi auguro che siano riusciti a sfogarsi dopo, poverini). Insomma un vero e proprio tripudio di ormoni impazziti, di commenti e di fantasie pensate e non. Sono sicura che se avessi chiesto all'uscita i titoli del repertorio appena cantato, nessuno sarebbe stato in grado di rispondere correttamente.
Il concerto è durato molto poco, per cui molti hanno cercato di raffreddare le scalmane con una bella birretta ghiacciata nel contesto molto suggestivo della villa illuminata ad arte. Peccato che ci abbiano cacciato dopo poco.

venerdì 20 giugno 2008

Netiquette o galateo, insomma quando la classe non è acqua

Metti che decidi di iscriverti al nuovo appuntamento tecno-femminil-markettaro milanese. Fino a questo momento avevi istintivamente deciso di starne alla larga un po' perché in genere non ami le "discriminazioni" (preferisci gli ambienti misti), un po' perché sei allergica a quegli eventi di "moda" milanesi ai quali bisogna-assolutamente-esserci.
Questa volta, però, decidi di registrarti seguendo il consiglio saggio di un amico che ti dice che non bisogna mai generalizzare e che in questo evento si trova anche qualcuno che ne capisce sul serio di nuove tecnologie e ne è sinceramente appassionato, a prescindere dalle mode del momento. In fondo, ti dici, potrai constatare con i tuoi occhi come sarà e se i tuoi sono solo pregiudizi.
Dopo una settimana dall'iscrizione ti arriva una mail:
"Milano, [nome location] - Inizio ore 19.00 (chiusura ingresso ore 20.30)"
Già sei tagliato fuori perché finisci di lavorare alle 21.30.
"Eh, lo sappiamo, la vita è dura quando non si può più venire alla [nome evento tech-femminile markettaro]!"
Mhmmm in realtà ti sembra di essere sopravvissuta sino ad ora, ma vabbé, dopo aver lavorato tanti anni nel settore, sei anche curiosa di vedere come gestiscono la comunicazione con gli utenti.
"Se non puoi più venire hai tempo fino alle 18 oggi per dircelo. (due giorni prima dall'evento ndr)
Se non ce lo dici per tempo il tuo destino sarà nero, come la nostra black list!"
Se c' è una cosa che proprio non sopporti sono gli ultimatum. Così decidi di disiscriverti spiegando le due ragioni per le quali non potrai esserci: orario di chiusura ingresso e ultimatum.
Questa è la loro risposta:
"Grazie mille per averci avvisato! [...]
Capisco che non ti piacciono gli ultimatum: ma di solito non si presenta il 20-30 % delle persone in lista, e noi al locale garantiamo un certo numero, o meglio paghiamo per un certo numero.
Ok che per voi è gratis, ma per noi no ;-)"

Da questo messaggio tu capisci
1. danno più importanza alla quantità che alla tipologia delle persone. Nella tua registrazione è scritto che lavori in un'agenzia giornalistica che, in un evento markettaro, fino a prova contraria, ti risulta essere uno dei settori più utili e ricercati.
2. dicono di pagare per un certo numero, in realtà più che pagare, guadagnano per un certo numero, dallo sponsor del momento. Sponsor che questa volta è anche grosso ed essendo stato per anni un tuo cliente, sai anche che paga molto bene.
3. l'emoticon che ti strizza l'occhio non giustifica affatto il cattivo gusto di parlare di soldi facendoti sentire un numero, un pollo da spennare, che se arriva con un'ora di ritardo dalla chiusura dell'ingresso, forse rimane troppo poco tempo per essere evangelizzato.
"Buona giornata, e speriamo di averti con noi al prossimo appuntamento."
Non credi che ci riproverai, in fondo la tua esperienza è stata peggiore di ogni aspettativa.

Le amiche geek (per fortuna anche gli amici geek) le conosci già tramite le nuove tecnologie e non solo, le puoi incontrare in situazioni meno finte e/o manipolate e certamente nessuno ti rinfaccerà quanto ha speso per averti invitato.
PS Continui a ricevere aggiornamenti sull'evento, immagini che non ti abbiano ancora disiscritto. A questo punto ti chiedi se hanno avuto un problema tecnico o ci hanno ripensato dopo che gli hai fatto presente il tuo disappunto.

giovedì 19 giugno 2008

Radiohead 18 giugno - il bis

In realtà non è stato un vero e proprio bis, ma un altro concerto in un altra città.
A cominciare dal tempo e dalla luce. C'era il sole ed è diventato buio verso le 22. La scenografia ha iniziato a rendere solo a metà concerto. Per terra non c'era il pantano di ieri. Eravamo tutti in maglietta senza kway, pullover e buste impermeabili. C'erano fanciulle con i sandaletti o con i tacchi. Bah.
Il concerto è stato meno malinconico, dal palco arrivava molta più energia. Sebbene gli attacchi fossero meno immediati (passava qualche secondo in più prima di sentire un nuovo pezzo), si sono dati più spazio per le variazioni sul tema, davvero incredibili.
Andare due volte allo stesso concerto è stato come vedere due tempi di un film, nulla di ripetitivo o già ascoltato. A parte In Rainbows, hanno suonato pezzi diversi dei vecchi album.
Personalmente ho preferito il primo concerto, più malinconico, è vero, ma del resto, hanno suonato i brani che preferisco. Anche se sono sicura che nel secondo concerto, apparentemente meno confezionato, loro, i Radiohead, si siano divertiti molto di più.
L'unica similitudine è stato il mix di luci colorate che indicava la fine reale del concerto, l'attimo prima che accendono i fari dell'Arena per comunicarti che è ora di sloggiare. In quel momento il primo giorno ci siamo detti, ok torniamo domani, ma il secondo era finito finito.
Alla fine hanno ringraziato il pubblico di young of Italy, ma mi rendo conto che più che young mi sento una teen con la loro musica nelle orecchie da giorni. [sospiro amoroso]

PS Le foto del concerto
PPS C'erano molti ragazzi con le magliette dei Radiohead dei vecchi concerti. Non essendo un habitué dei concerti mi domando: perché si indossano durante il concerto? Per comunicare la propria indiscussa fedeltà?

mercoledì 18 giugno 2008

Arcobaleni all'Arena - Radiohead 17 giugno

Sono ancora emozionata e non è facile scriverne così a caldo.
Concerto dei Radiohead all'Arena di Milano, 17 giugno h.21.
Una magia inaugurata con la fine immediata dell'acquazzone nel momento in cui le note di 15 Step ci hanno raggiunto con un'acustica quasi perfetta. Tre minuti per ogni pezzo, due ore di concerto. Tutto In Rainbows, You And Whose Army?, The National Anthem, My Iron Lung, The Bends, Airbag, Fake Plastic Tree, Karma Police e altri ancora. Che altro desiderare?
Il palco, i video, la scenografia spettacolari, forse il concerto più bello dei Radiohead (rispetto a quelli di Bergamo e di Verona). Pelle d'oca praticamente fissa, mille emozioni, per come hanno "reinterpretato" alcuni brani, per il taglio dei video e per la compagnia insostituibile.
Qui ci sono alcuni video girati...ehm...con un cellulare. Grazie Ale.
L'Arena era piena nonostante grufolassimo in un unico pantano ed io non ne sarei più uscita.
Mi sa che mi prostituirò per tornare questa sera. C'è qualcuno che ha un paio di biglietti da vendermi?

PS Grazie Matte per il biglietto. :-*

martedì 17 giugno 2008

Meditazione sotto la pioggia


La pioggia ha baciato il giardino provinciale
con profonde cadenze sulle foglie.
L'aroma sereno della terra bagnata
inonda il cuore di tristezza remota.

Si lacerano nubi grigie nel muto orizzonte.
Sull'acqua addormentata della fonte, le gocce
cadono sollevando chiare perle di spuma.
Fuochi fatui che spegne il tremolio delle onde.

La pena della sera raggela la mia pena.
Il giardino si è riempito di monotona tenerezza.
Devo perdere tutta la mia sofferenza. Mio Dio,
come si perde il dolce suono delle fronde?

Tutta l'eco di stelle che c'è nella mia anima
mi aiuterà a lottare con la mia forma?
E l'anima vera si sveglia nella morte?
E ciò che ora pensiamo lo inghiottirà l'ombra?

O com'è tranquillo il giardino sotto la pioggia!
Il mio cuore è trasformato dal casto paesaggio,
in un rumore di idee umili e tristi
che dà nel mio petto un battito di colombe.

Nasce il sole. Il giardino sanguina giallo.
C'è intorno una pena che soffoca,
sento la nostalgia della mia infanzia inquieta,
il desiderio d'essere grande in amore, le ore
passate come questa a contemplare la pioggia
con tristezza.

Capuccetto rosso andava per il sentiero...
Addio mie favole, oggi medito, confuso,
davanti alla fonte torbida che dall'amore mi nasce.

Dovrò perdere tutte le mie sofferenze, mio Dio,
come si perde il dolce rumore delle fronde?
Riprende a piovere. Il vento riporta le ombre.

di Federico García Lorca

La sento in ogni singolo verso, in ogni singola parola.
In questi giorni uggiosi e crepuscolari mi sento come una foglia appesantita dall'acqua, dall'umidità, dal buio che resta invariato con lo scorrere delle ore.
Dal momento che funziono a pannelli solari la mia energia è esaurita e ha bisogno di un refill d'urgenza. :'(

venerdì 13 giugno 2008

To kiende kolala

Quando ho lavorato a Kimbondo, un ospedale pediatrico in Congo, ho avuto modo di conoscere le tre M: Malattia, Miseria e Morte. Ogni singolo giorno.
Ogni mattina bisogna far fronte alla mancanza di acqua, energia elettrica, cibo, sangue, carburante, medicine, esami specialistici.
Ogni singolo giorno ho vissuto l'emergenza, quella vera, della vita o della morte, dove l'esito non è mai scontato e spesso dipende dall'ignoranza dei genitori che portano i bimbi quando è troppo tardi.
Ogni singolo giorno dovevo far capire alla gente del posto che non ero lì per lucrare, ma per aiutare nel mio piccolo, per quello che potevo.
Ogni singolo giorno ho mangiato riso e fagioli e liberato le pareti della mia stanza da decine di scarafaggi marroni innocui, ma rumorosi.
Ogni singolo giorno ho giocato o solo avvicinato bimbi sempre sorridenti che sapevo non sarebbero vissuti a lungo. Eppure...
Eppure mi mancano.
Mi manca l'amore sincero e spontaneo dei bimbi che "litigano" per avere una coccola o un abbraccio in più, che mangiano cartone come se fosse chewingum, che giocano con nulla.
Mi manca la vocazione e la devozione vera e sovrumana di Laura Perna, la dottoressa che ha creato Kimbondo, l'unico ospedale in Congo che offre servizi gratuiti ai bimbi (italiana, quasi 90 anni, ma questa è un'altra storia) e di Padre Hugo medico e padre clarettiano, cileno.
Mi manca l'affetto che, in un modo o nell'altro, mi hanno dimostrato tutte le persone congolesi che lavorano lì.
Mi manca il senso reale, concreto delle mie azioni, anche se microscopiche rispetto ai problemi che colpiscono quotidianamente l'ospedale.
Mi mancano le facce dei bimbi che vanno via perché ce l'hanno fatta e sono guariti.
Mi manca il saluto del mattino, quando tutti i bambini (quelli sani, orfani o abbandonati), in fila con le loro divise, vanno a scuola per crescere e imparare e avere un futuro migliore rispetto a quello offertogli dai loro genitori, o presunti tali, che li avevano abbandonati per strada senza nessuna pietà.
Mi manca il momento in cui, al tramonto, accompagnavo i più piccini a dormire...to kiende kolala, andiamo a nanna, in lingala, la loro lingua.

mercoledì 11 giugno 2008

La vendetta delle mie All Stars

Ne hanno viste di tutti i colori. Hanno attraversato asfalti urbani, deserti e medine, campi incolti, pantani, mari e parchi, sotto la grandine o il caldo tropicale, su bici, bus o barche. Sono andate anche a Washington appena dopo l'11 settembre.
Sempre loro, indisturbate, incensurate con quell'aria un po' vissuta, sempre parte di me.
Oggi, però, all'aeroporto di Capodichino, forse un po' offese perché le ho tradite per un intero giorno con un paio di sandali con tacco alto (indossati per un'occasione speciale), sono state protagoniste di un momento di ordinaria follia: sono state bloccate al check in, perché molto sospette.
Suonano al primo passaggio, al secondo. I poliziotti mi chiedono di passarle, una ad una, sotto un altro aggeggio con la sagomina delle scarpe (ricorda vagamente la macchina per fare step). Appena mi sono avvicinata la macchina ha "urlato" nella sua lingua, fatta di sirene e lucine luminose rossissime, TERRORISTA TERRORISTA, prima all'una poi all'altra. Mi chiedono di spostarmi in un angolo e di toglierle, lasciandomi con i miei calzini a righine colorate. Le hanno portate via per un terzo esame, su un vassoio, come se potessero esplodere da un momento all'altro. Denudate, trapassate dai raggi X, la loro anima visualizzata in nero e verde. Intanto la mia mente vaga e ne visualizza il seguito: il poliziotto si avvicina e mi dice "signo' dobbiamo trattenere le sue All Stars per degli accertamenti, lei può andare". Ne immagino il successivo interrogatorio, come per la lattina Campbell's di Tom Robbins, loro due chiuse in una stanza che si gettano rapide occhiate d'intesa, mentre sono sotto torchio. Invece no, torno alla realtà, si fà per dire, quando il poliziotto ritorna porgendomele sul vassoio. Per un attimo mi sono sentita un po' Cenerentola con le sue scarpine di cristallo. Una scena unica.
Così a chiunque avesse intenzioni losche, sconsiglio vivamente l'uso delle All Stars, sarebbe il colmo farsi beccare per un paio di scarpe di pezza.
Agli amici che provano da anni a farmi indossare un paio di calzature diverse, più "femminili e a modo", sappiate che, quello di oggi, NON è stato un deterrente.

domenica 8 giugno 2008

Ho deciso di smettere...

Ebbene sì, ho deciso di disintossicarmi da Facebook!
Basta con i wink/flirt impersonali di Zoosk, con gli inviti a scaricarmi applicazioni inutili che i miei presunti amici mi inviano non perché abbiano effettivamente pensato a me, ma perché faccio parte del mucchio sul quale più ne inviano più possono conoscere i loro risultati. Il paradosso è che ti trovi a scaricare e fare meccanicamente quei test senza volerlo veramente, le tue dita partono incontrollate come per un riflesso incondizionato. E intanto è passato un sacco di tempo che avresti potuto investire in altro modo.
Basta con gli status degli altri che, per quanto siano messi in bella mostra dai diretti interessati, sono sempre i fatti loro, alcuni divertenti, altri inquietanti, altri pressocché incomprensibili.
"Il bel gioco dura poco".
Come se fosse un fioretto (in realtà non ne ho mai fatti nella mia vita), ho deciso che ogni volta che ho la tentazione di pigiare il pulsantino FB sulla toolbar di firefox, devo bloccarmi, prendere il cellulare e chiamare un amico.
Per il momento ci sto riuscendo, sono al secondo giorno di astinenza e alla 5° chiamata a un amico/a, ma ho come il sospetto che, alla fine del "fioretto", sarà più contenta la tim che i miei amici ;)

PS Un ultimo aggiornamento da un amico, mi dice che Facebook è andato in crash per un po' di tempo questo pomeriggio. Saranno i magici effetti del mio nuovo proposito?

giovedì 5 giugno 2008

Come può iniziare storta una mattina

Apri gli occhi e già dal suono degli pneumatici sulla strada ti rendi conto che sta piovendo. Ancora. Ti trascini in cucina per prepararti un caffé con i consueti gesti mattutini che non richiedono nessuna attività cerebrale né oculare. Mentre la moka è sul fuoco giri per casa per tirar su le tapparelle, gesto totalmente inutile, data la giornata, la luce in casa rimane invariata. Torni al letto con il tuo caffé e intanto realizzi che..."accidenti hai un treno da prendere!" Accelleri i tempi. Sali sul motorino fradicio (ha un buco nel sellino che spurga non appena ti siedi, facendoti tornare alla mente spiacevoli sensazioni di infante), metti in moto e scopri che sei "a rosso" (pare si debba dire così anche se la tua spia è gialla) e realizzi che il pit stop non rientrava nel tuo programma apparentemente perfetto.
Corri dal benzinaio che giusto questa mattina ha mangiato culo di gallina (li becchi tutti tu) e ha deciso di parlarti della sua vita. Lo saluti cordialmente e voli via (si fà per dire, hai un 50ino vecchissimo Euro -3), ti infili tra i serpentoni di auto monoautista bloccate, isteriche, clacsonanti, sotto la pioggia. Arrivi a destinazione, molli scooter e casco e corri in stazione maledicendo il giorno in cui hai smesso di fare sport che hai già il fiatone. Alla biglietteria ci sono 2 sportelli aperti su 6 e una fila di almeno 30 persone. Ti fiondi alle macchinette automatiche (automatico, nel magico mondo FS, è un eufemismo), 1 su 4 ti dà la possibilità di pagare in contanti (le altre solo con carta di credito). Hai 5 minuti alla partenza del treno. Segui tutti gli step approfittando della tua natura infoserva, ma alla fine, come sempre, le FS hanno la meglio su di te: la fottutisima macchinetta non accetta banconote, ma solo monete. VAFF. Un signore con il braccio ingessato, in coda dietro di te, ti suggerisce di inserire le monete "se le avessi avute caro signore, secondo lei sarei ancora qui con una banconota da 5 euro risputata da questo aggeggio infernale? Inoltre se evitasse di fare affermazioni lapalissiane potrei risparmiarle la frattura dell'altro braccino", ma non hai tempo.
Arrivi al treno in partenza che sei già distrutto, blocchi uno dei tuoi amici controllori, il quale, per una volta, ti dà un consiglio utile: i biglietti kilometrici in edicola. Scavalchi una donna con bambino e prendi possesso di quel maledettissimo titolo di viaggio.
Prendi il treno al volo, riesci a trovare posto e inizi a rilassarti quando, ad un tratto, ti assale (non hai ancora avuto il tempo di isolarti con l'ipod) il commento di due signori seduti dietro di te "certo, non c'è nessuno che si azzarda a comprar casa ora, senza la sicurezza di un lavoro, i mutui e i prezzi che salgono, ecc. Meno male che c'è Berlusconi che ha salvato Alitalia, altrimenti a questa ora moltissimi qui in Lombardia sarebbero in mezzo ad una strada". NOOOOOOOOOOOO, c'è riuscito. La sua propaganda sta funzionando a perfezione: "Berlusconi ha salvato Alitalia". E' questo il messaggio che voleva far arrivare e c'è riuscito!
Fausto, Walter, Oliviero, avete sentito? Quando pensiamo di svegliarci e di adeguarci ai tempi, quando troviamo il sistema di ASCOLTARE la base per poterla rappresentare come si deve e contrastare questa propaganda fatta di lustrini, ricchi premi e cotillon? Quando iniziamo a spiegare alla gente che nel Paese dei Balocchi, annunciato dal Berlusconi ridens, domani ci sveglieremo tutti asini da soma?

mercoledì 4 giugno 2008

FS Ferrovia (Ferraglia) dello Stato

Se tu compri un biglietto per un ICPlus delle 12.00 (biglietto + prenotazione obbligatoria) e sali sullo stesso identico treno in un orario diverso es. quello delle 10.00, devi ripagare la prenotazione del posto a sedere anche se quel posto non c'è perché il treno è al gran completo.
Non importa se tu sei visibilmente in piedi, o seduto per terra, o nel cesso (giuro, mi è successo), DEVI PAGARE LA PRENOTAZIONE DI UN POSTO CHE NON ESISTE. E se sei particolarmente fortunato, può perfino capitarti che il controllore abbia la faccia tosta di dirti "del resto è seduta, no?" mentre tu sei per terra, letteralmente calpestata dalle mille persone che si muovono da un vagone all'altro, ti cadono addosso perché non afferrano quel cavolo di corrimano che servirà pure a qualcosa se è lì e, nel frattempo, ti stai liquefacendo perché i finestrini sono bloccati con 40 gradi reali, non solo percepiti (solo il controllore ha la chiave per sbloccarli) e ti stai chiedendo "chi minkia me l'ha fatto fare di muovermi da Milano che stavo così bene a casa mia" e stai sognando una bibita fresca sapendo che poi non ci sarebbe comunque modo di raggiungere quella che secondo le FS è la toilette, totalmente inavvicinabile per motivi logistici e igienici.
Insomma se sali su un ICPlus con un biglietto di un qualsiasi Espresso o Regionale paghi meno rispetto al caso in cui dovessi presentarti con un biglietto di un altro ICPlus.
Dimenticavo un ultimo dettaglio, nel momento in cui tu hai pagato il posto a sedere, il controllore mica verifica se ci sono posti liberi, lasciati magari da qualcuno che scende o sale a fermate diverse dalle tue. Del resto sei ben sistemato lì per terra, no?
Spesso mi chiedo se le FS non siano ingaggiate per fare degli esperimenti sulla resistenza umana.
Non mi soffermo sul viaggio di ritorno su un Regionale, seduta per terra nello scompartimento delle biciclette, che almeno sono più pulite degli esseri umani. In questo caso il controllore non si è visto, certo avrebbe dovuto attraversare una montagna umana, ma a questo punto mi chiedo perché le FS si lamentano affermando che sui regionali e gli espressi sono in perdita in quanto c'è un'enorme evasione. Lo credo bene! Probabilmente le diligenze erano più comode. Altro che progresso!

martedì 3 giugno 2008

La spettacolare vita di Giulio Andreotti

Il Divo di Paolo Sorrentino (sinossi del film)

Un film da non perdere per mille buoni motivi. Ne cito giusto qualcuno.
Intenso nei contenuti, un distillato curato e attento di anni di documenti, atti, testimonianze, estratti giudiziari e non. Un capitolo importante della storia della nostra Repubblica. Per non dimenticare.
Teatrale con riferimenti e simboli evocativi che ci evitano le solite immagini didascaliche e ridondanti for dummies. Da pelle d'oca la sequenza dello skateboard associata alla tragedia di Falcone. Per provare emozioni senza retorica.
Molto originale nelle scelte musicali e negli effetti speciali, con una colonna sonora strepitosa, che si intuisce sin dall'inzio con la presentazione dell'entourage democristiano di Andreotti (Evangelisti, Cirino Pomicino, Lima, Don Mario ecc) accompagnata da Toop Toop dei Cassius. Per scoprire come le scelte "diverse" molto spesso lascino un segno molto più profondo.
E una frase: "Io non credo al caso, ma alla volontà di Dio", ripetuta più volte da Andreotti, un concetto che racchiude in sè l'essenza del taglio che Sorrentino ha scelto per un personaggio che ha rappresentato il Potere in Italia per oltre 20 anni.
Non un semplice documentario, non una mera denuncia, non un reportage storico, ma un film vero e proprio, di nome e di fatto. Bello bello bello.