lunedì 29 settembre 2008

Tati latitante


Ebbene sì, sono sparita. Ecco dove sono finita: nel guardaroba del foyer di un teatro a preparare una conferenza stampa per l'inizio della Stagione. Tralascio i presupposti e i dettagli inverosimili, tipo che molti sono convinti che il teatro sia chiuso, un teatro storico di Milano con più di 200 anni. Basta vedere la tonalità del viola delle occhiaie e del verde della faccia per intuirne gli effetti.
Adesso spero di uscire dal tunnel e riprendere in mano la mia vita, dopo aver fissato una lunga seduta in un hammam o in un qualsiasi posto dove mi coccolino a lungo.

sabato 20 settembre 2008

Quotidiani latitanti

Dicono che in Italia non si leggono i quotidiani.
Per forza, se il sabato non lo compri entro le undici del mattino, non lo trovi!!! Alle 12 l'edicola chiude. Qui a Milano tra un po' bisognerà prenotare con mesi di anticipo anche il giornale a meno che non voglia leggere il Giorno.
Edicole soffocate da riviste incellofanate con mascara, dvd, borse, scarpe e mutande, corsi di ogni tipo, orsi e vocabolari, ma i quotidiani? ZERO.
In mancanza d'altro, prendi un settimanale pensando di leggere qualche articolo di approfondimento e invece ti ritrovi a cercare un contenuto che superi le 50 battute tra le mille pubblicità di oggetti dei quali non ti importa nulla.
E pensare che per te l'edicola era una specie di paese dei balocchi quasi quanto la libreria o il negozio di giocattoli o la cartoleria.
Niente ti tocca tornare su web, non c'è scampo, non te ne liberi.

martedì 16 settembre 2008

Pelapatate verde pisello

ovvero come un semplice utensile può cambiarti la filosofia del cucinare.
Ti ritrovi in un mega negozio per la casa dove vorresti comprare tutto dimenticando di abitare in un bilocale. Ti imbatti, lungo il cammino grigio e predeterminato, in un cestone delle offerte: pelapatate a 50 cent! E' colorato, lo prendi.
Sei di quelli che, arrivati a casa, devono "ingegnare" subito i nuovi acquisti. Se sono vestiti li metti uno sull'altro, se sono aggeggi tecnologici li usi a costo di far saltare il salvavita, se e' un pelapatate, vai al supermercato apposta per comprare le patate e...
...MAGIA! In pochissimi minuti sbucci un kg di patate.
Tu che lo hai sempre fatto con un coltello, tu che consideravi tempi infiniti quando c'era da fare patate al gratin o fritte o da contorno a pollo o arrosto.
In un tempo davvero irrisorio hai infornato le tue patate perfette, le mani non hanno subito danni e hai modo di dedicarti ad altri piatti.
A questo punto ti chiedi, aldila' del set di coltelli d'obbligo, quali altri utensili (che avevi sempre ignorato) possono servirti per cambiare in modo così drastico l'atto del cucinare...il succhiasugo dalla pentola al piatto di portata? lo schiaccia-aglio? la grattugia elettrica? il puntone per bloccare l'arrosto e affettarlo come si deve? l'atttrezzo per fare le palle di gelato?
Ti si apre un altro mondo...e la voglia di riprendere ad organizzare cene ogni sera.
Intanto il tuo gratin ha riscosso grandi successi e tutto grazie ad un semplice, elementare, meraviglioso, pelapatate verde pisello.

sabato 6 settembre 2008

Baiò

Come può un posto entrarti nella pelle, nelle ossa, rimanerti dentro per mesi, anni senza riuscire a liberartene.
E' un posto durissimo, dove hai conosciuto la malattia, la miseria, la morte di bambini indifesi.
Hai litigato e discusso e lottato contro il menefreghismo, la cattiveria, la bastardaggine allo stato puro degli adulti.
Hai sofferto, patito, pensando mille volte di mandare tutti a quel paese...che cuocessero nel loro brodo per non dirla in modo volgare, eppure...
...eppure non riesci a liberarti di quel posto. Ogni piccolezza, ogni stupido lamento qui, ti ricorda cosa hai vissuto e cosa vivono lì in Congo.
Ogni volta hai bisogno di sentire e parlare con persone che l'hanno conosciuto vivendoci diversi mesi come te, per illuderti di riviverne un frammento.
Un pezzo del tuo cuore è rimasto lì e non c'è verso di recuperarlo.

Oggi ho rivisto i bimbi congolesi operati al cuore qui a Milano: Naomi, Esther, Ndaò, Emmanuel, JeanPierre e Carole. Mi sono venuti incontro urlando il mio nome. Non li vedevo da tre settimane. Domani partono per tornare a casa, a Kimbondo. Mi hanno ripetuto le frasi che dicevo loro in lingala per prendermi in giro sul mio accento. Si sono ricordati tutto, parola per parola. Ed io che temevo che mi avessero dimenticata con tutte le persone che hanno conosciuto in questi giorni. I lacrimoni erano in agguato come lunghi fiumi in piena stile Candy Candy e cercavo di trattenermi per evitare di scatenare il pianto collettivo.
Non so quando potrò tornare in Congo, non so quanto potrò restare, ma so che quei bimbi stanno portando con loro un altro pezzo del mio cuore.
Baiò petits. Bisou.