venerdì 28 novembre 2008

Brasato e brasata


Devi andare ad una cena. Casa signorile, tavola apparecchiata con posate d'argento, bicchieri di cristallo, piatti di porcellana...quello che mia nonna chiamava il servizio 'bbbuono.
Carrello con le pietanze accanto al desco e barboncina bianca che ti scruta con l'aria snob dall'alto del suo trono, un cuscinone imbottito (probabilmente di piume d'oca) sicuramente piu' comodo del mio fouton ikea ereditato da un'amica.
Arrivano le portate: affettati, torta rustica ed il piatto forte: il fantomatico brasato con polenta che, da napoletana doc, hai visto forse una volta nella vita. Lo devi mangiare, non puoi dire di no, lo gusti e lo assapori tra una chiacchiera e l'altra, tra un bicchiere e l'altro, ignorando totalmente che per te è puro veleno.
Così satolla e contenta prendi Poldo e raggiungi altri amici in una pizzeria, ma c'è qualcosa che non va...il tuo fisico, allergico alle cipolle, sta realizzando a poco a poco che dentro quel brasato c'erano probabilmente 2 kg del bulbo assassino celati dal sughetto invitante e dalla novità.
Così parte prima il malditesta, poi tutti gli altri sintomi da avvelenamento che ti impongono una relazione imprescindibile con la toilette e una sfilza di improperi a te stessa che non hai avuto il coraggio di avvisare la signora, ospite e cuoca, che sei allergica alle cipolle.
Se non altro il lato positivo della faccenda è che, per una volta, sei a casa sotto le coperte in una splendida, abbagliante giornata innevata.

lunedì 17 novembre 2008

Lo scrocco assassino

Serata organizzata dal Teatro Francese di Milano. Buffet offerto alla fine dello spettacolo.
Vassoi su vassoi di fromage francesi e champagne. Cosa chiedere di più dopo una giornata di digiuno? Che fai? Non mangi? Non bevi? Certo che sì. Affamata, assapori e degusti tutti i formaggi: camembert, caprini speziati, formaggi molli di vario genere e spumantino, intervallati da cracker e conversation française. E adesso?
Adesso rimpiangi il momento in cui ti sei avventata famelica su quei vassoi e su quei calici. E, soprattutto, rimpiangi l'istante in cui hai fatto amicizia con il cameriere che ti ha riservato un trattamento di favore e ti ha passato i pezzi migliori con un sorriso complice. Come dirgli di no. Merci, merci bien.
Ora che inizi ad avere delle strane visioni e ti si materializzano seduta stante i cuscinetti di cellulite, non ti rimane che asciugare le lacrime...
...quelle di coccodrillo. Merde!!!

mercoledì 5 novembre 2008

L'ironia, questa sconosciuta

Sono sempre molto stupita quando scopro che l'ironia non è sempre immediata e non viene compresa da tutti. A maggior ragione se, alcuni di questi tutti, dicono di conoscerti bene.
L'ironia può essere uno strumento estremamente affascinante sia per chi ne fa uso che per chi ne sa afferrare il messaggio reale. Da non confondere con il sarcasmo che a volte viene utilizzato come strumento per offendere o colpire in qualche modo.
Deriva da ειρων, eiron, termine greco utilizzato nelle primissime opere teatrali di Aristofane, per indicare un personaggio della commedia, un uomo che fa apparire sè stesso meno importante di quanto sia in realtà. Non ho ancora capito se oggi, il suo uso dipenda da una sorta di lessico familiare, dall'area geografica di origine, dalla formazione ricevuta o semplicemente da una propria forma mentis costruitasi nel tempo. Una cosa è certa, se sei poi costretto a spiegare o "tradurre" il messaggio, l'ironia perde totalmente la sua ragion d'essere e tutto il suo divertimento.
Così, dal momento che mi è venuto fuori un post da maestrina noiosa, chiudo rapidamente con le parole di Soren Kierkegaard:
"L'ironia è l'occhio sicuro che sa cogliere lo storto, l'assurdo, il vano dell'esistenza"