giovedì 28 gennaio 2010

Mors tua vita mea


Ingenua, continuo a scontrarmi con una realtà che non mi va giù.
Nel mondo del lavoro sono molto più importanti le pubbliche relazioni che le competenze e il fatto che tu sia concentrato a risolvere problemi e a far sì che le cose escano e funzionino.
Così, mentre sei lì a scrivere specifiche, passarle, tradurle, disegnarle e farle "assorbire" a tutti, gli altri chiacchierano, scherzano, colgono l'occasione per pararsi il culo che non si sa mai che qualche czta può sempre scappare, a maggior ragione se ne fai tante.
Non solo, ma la cosa che in questi giorni mi sta lasciando basita, è che nelle guerre politiche chi la vince è il paraculo. Non importa se non è in grado di svolgere il proprio lavoro, tanto è circondato da persone che lavorano per lui perché vogliono che il progetto si realizzi. Non importa se queste stesse persone l'hanno salvato più volte lavorando sino a sera, mentre lui è a casa o in vacanza o a crogiolarsi in un ruolo che non è il suo, alla fine è lui quello che vince. E come ci riesce? Dicendo che non è supportato proprio da quelle persone che hanno cercato in tutti i modi di guidarlo, coprirlo, appoggiarlo. Tanto quelle persone sono gerarchicamente meno importanti. Mors tua vita mea. Semper.

lunedì 4 gennaio 2010

Dolce far niente


Dopo il Natale in famiglia, tour de force di cibo e sentimenti e una settimana di lavoro, arrivano le vere, agognate vacanze.
Il 31 abbiamo preso in affitto un'auto, un'improponibile coupé Peugeot, riempito una valigia di cibo e una di DVD + libri/riviste e siamo partiti, direzione campagna padana.
Avvolti nella nebbia, nel calduccio della casa in legno e pietra, abbiamo appeso le scarpe al chiodo e ricaricato le pile a suon di vongole e gamberoni, panettone, struffoli e champagne, con immersione nel cinema d'essay da Madame Butterfly di Cronenberg, 8 e 1/2 di Fellini a Manhattan di Allen con intermezzi da nerd con The Big Bang Theory.
Satolli di pace e relax siamo tornati nella Milano dei saldi con un unico desiderio: estendere il più possibile quel rarissimo dolcefarniente.