
Ti si libera un pomeriggio e ne approfitti per andare a vedere Magritte al Palazzo Reale. Finalmente!
Sei rilassata, hai tempo a disposizione per godertela, affronti con pazienza la fila alla cassa e attendi fiduciosa il tuo turno.
Swoash! Entri nel mondo di Magritte. Leggi i primi commenti e scopri che il taglio della mostra è di un Magritte cinico e negativo, un lato a te poco conosciuto tutto da scoprire. Così, prosegui incuriosita e...sbam!
Incappi negli altri visitatori e nella loro maleducazione. Avevi dimenticato che in Italia sei costretto a lottare per vedere un quadro e devi subire quello che:
- ti si piazza davanti oscurandoti la visuale
- commenta ad alta voce stupidaggini sbaciucchiando la ragazza
- mastica il chewingum senza ritegno
- deve mettersi a 2 millimetri dal quadro per leggere la targhetta o scoprire chissà quale trucco artistico
- spiega al figlio, che generalmente "legge" molto di più dell'adulto, delle banalità raccapriccianti e spesso non corrette
- fa squillare il cellulare, guarda con calma il nome sul display e risponde con un tono di voce ideale per il mercato del pesce
- si siede, non per godere meglio l'opera, ma perche' gli pesa il deretano
e tu, in silenzio, lotti per concentrarti e per cercare di trovare una connessione con la pittura di Magritte.
Se a questa lotta "personale" devi aggiungere gli errori ortografici e grammaticali dei commenti dipinti al muro scelti dai curatori della mostra ed il numero ridotto di dipinti nonostante la pubblicità in pompa magna di questi mesi, arrivi sfinita alla fine della mostra. Tra il confuso e il deluso ti senti come raggirata e ti chiedi se questi aspetti siano il frutto dei tagli alla cultura, degli appalti guidati o semplicemente dell'ignoranza dilagante e della sciattezza.