martedì 6 aprile 2010

On verrà


Un po' come nel film "Tutti pazzi a Beverly Hills" dove un cartellone elettronico in autostrada dà suggerimenti al protagonista, in questi giorni mi arrivano continui messaggi (TV, pubblicità, libri, riviste, persone) incentrati sul "vivi il presente". Non saprei dire se è un periodo in cui sono particolarmente ricettiva a questo tipo di suggerimenti, o se è diventata una moda e tutti ne parlano, ma è incredibile il numero e la qualità delle coincidenze.
Mi torna in mente un anziano africano del Niger, il quale, a noi turisti preoccupati che la stagione delle piogge potesse rovinare la scaletta di viaggio, ripeteva sorridendo "On verrà". E' inutile preoccuparsi la sera prima di quello che potrebbe succedere il giorno dopo. Quando e se accadrà ci occuperemo di affrontarlo. Quella frase racchiude in sé un approccio che ho cercato di scolpire nella memoria. Non possiamo controllare tutto, non ha senso. E' da lì che ha avuto inizio il mio primo viaggio in Africa, è da lì che ho iniziato a comprendere l'approccio alla vita di molti africani, è da lì che è iniziata la mia voglia di conoscere un po' più a fondo i loro ritmi di vita. E forse è proprio da lì che sono tornata in Africa ogni volta che ho potuto e sempre da sola per avvicinarmi a poco a poco alla loro cultura, nonostante la mia provenienza e il mio colore della pelle.
Purtroppo però, quando torno, vengo risucchiata dai ritmi nostrani, dall'abitudine a pensare in anticipo a una sorta di diagrammi di flusso di situazioni (se succede A faccio B o C, se succede C ritorno ad A e così via). Tonnellate di pensieri ed energie totalmente inutili. Sarebbe bello potersi alleggerire, accantonare le difficoltà del passato e godersi il presente senza arrovellarsi più.
On verrà. C'est tout.

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