sabato 6 settembre 2008

Baiò

Come può un posto entrarti nella pelle, nelle ossa, rimanerti dentro per mesi, anni senza riuscire a liberartene.
E' un posto durissimo, dove hai conosciuto la malattia, la miseria, la morte di bambini indifesi.
Hai litigato e discusso e lottato contro il menefreghismo, la cattiveria, la bastardaggine allo stato puro degli adulti.
Hai sofferto, patito, pensando mille volte di mandare tutti a quel paese...che cuocessero nel loro brodo per non dirla in modo volgare, eppure...
...eppure non riesci a liberarti di quel posto. Ogni piccolezza, ogni stupido lamento qui, ti ricorda cosa hai vissuto e cosa vivono lì in Congo.
Ogni volta hai bisogno di sentire e parlare con persone che l'hanno conosciuto vivendoci diversi mesi come te, per illuderti di riviverne un frammento.
Un pezzo del tuo cuore è rimasto lì e non c'è verso di recuperarlo.

Oggi ho rivisto i bimbi congolesi operati al cuore qui a Milano: Naomi, Esther, Ndaò, Emmanuel, JeanPierre e Carole. Mi sono venuti incontro urlando il mio nome. Non li vedevo da tre settimane. Domani partono per tornare a casa, a Kimbondo. Mi hanno ripetuto le frasi che dicevo loro in lingala per prendermi in giro sul mio accento. Si sono ricordati tutto, parola per parola. Ed io che temevo che mi avessero dimenticata con tutte le persone che hanno conosciuto in questi giorni. I lacrimoni erano in agguato come lunghi fiumi in piena stile Candy Candy e cercavo di trattenermi per evitare di scatenare il pianto collettivo.
Non so quando potrò tornare in Congo, non so quanto potrò restare, ma so che quei bimbi stanno portando con loro un altro pezzo del mio cuore.
Baiò petits. Bisou.

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