martedì 29 luglio 2008

Esther

Ieri sono stata in ospedale per far controllare lo stato della mia testa, almeno quello esterno. Ne ho approfittato per andare dai bimbi. Emmanuel e Esther sono ancora ricoverati, gli altri sono stati dimessi.
Questa volta sono riuscita a ritrarre la mia piccola Esther la Reine, la Regina.
Con una parola o un cenno del capo (simile al movimento del mento dei siciliani per il NO) fa rigare dritto chiunque, dai medici agli infermieri, a noi volontari. Fa, dispone, briga. Se il piccolo urla, piange o parla un po' troppo, basta una sua parola in lingala (che ancora non sono riuscita ad intercettare) ed Emmanuel si ammutolisce come se qualcuno avesse pigiato su audio off.
E' la più forte del gruppo, ha le sue richieste mirate per ciascuno di noi, c'è chi deve spalmarle la crema, chi deve massaggiarla, chi deve aiutarla con l'ossigeno, chi con i capelli, chi deve chiedere bis e ter di cibo alle infermiere. Sì perché la piccola e scheletrica Esther mangia come due uomini adulti insieme. E' capace di spazzolare due primi, due piatti di puré, due secondi, il prosciutto con il panino e alla fine nasconde i biscotti o il pane extra nel suo cassetto dei segreti. Ha i suoi ritmi, non ama che le vengano alterati. Supervisiona tutto mentre tu giochi con gli altri e quando vai da lei per riempirla di coccole, all'inizio fa qualche smorfia da adulta indipendente, poi si lascia andare e le accetta tutte godendosele ad occhi chiusi.

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