venerdì 13 giugno 2008

To kiende kolala

Quando ho lavorato a Kimbondo, un ospedale pediatrico in Congo, ho avuto modo di conoscere le tre M: Malattia, Miseria e Morte. Ogni singolo giorno.
Ogni mattina bisogna far fronte alla mancanza di acqua, energia elettrica, cibo, sangue, carburante, medicine, esami specialistici.
Ogni singolo giorno ho vissuto l'emergenza, quella vera, della vita o della morte, dove l'esito non è mai scontato e spesso dipende dall'ignoranza dei genitori che portano i bimbi quando è troppo tardi.
Ogni singolo giorno dovevo far capire alla gente del posto che non ero lì per lucrare, ma per aiutare nel mio piccolo, per quello che potevo.
Ogni singolo giorno ho mangiato riso e fagioli e liberato le pareti della mia stanza da decine di scarafaggi marroni innocui, ma rumorosi.
Ogni singolo giorno ho giocato o solo avvicinato bimbi sempre sorridenti che sapevo non sarebbero vissuti a lungo. Eppure...
Eppure mi mancano.
Mi manca l'amore sincero e spontaneo dei bimbi che "litigano" per avere una coccola o un abbraccio in più, che mangiano cartone come se fosse chewingum, che giocano con nulla.
Mi manca la vocazione e la devozione vera e sovrumana di Laura Perna, la dottoressa che ha creato Kimbondo, l'unico ospedale in Congo che offre servizi gratuiti ai bimbi (italiana, quasi 90 anni, ma questa è un'altra storia) e di Padre Hugo medico e padre clarettiano, cileno.
Mi manca l'affetto che, in un modo o nell'altro, mi hanno dimostrato tutte le persone congolesi che lavorano lì.
Mi manca il senso reale, concreto delle mie azioni, anche se microscopiche rispetto ai problemi che colpiscono quotidianamente l'ospedale.
Mi mancano le facce dei bimbi che vanno via perché ce l'hanno fatta e sono guariti.
Mi manca il saluto del mattino, quando tutti i bambini (quelli sani, orfani o abbandonati), in fila con le loro divise, vanno a scuola per crescere e imparare e avere un futuro migliore rispetto a quello offertogli dai loro genitori, o presunti tali, che li avevano abbandonati per strada senza nessuna pietà.
Mi manca il momento in cui, al tramonto, accompagnavo i più piccini a dormire...to kiende kolala, andiamo a nanna, in lingala, la loro lingua.

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