Recupero gli scampoli dai ripiani e parto con la mia collaudata quiche di verdure, detta anche torta spazza frigo. Mentre sbatto le uova con il parmigiano e il pepe, mi accorgo di tre mele abbandonate sul tavolo. Approfittando di questo slancio culinario e della mia innata voglia di dolce, decido di cimentarmi anche in una torta di mele, ignorando il dettaglio delle “chiare montate a neve ferma”. Improvvisamente è affiorato il monito di mia nonna: “Dietro quell’aggettivo, “ferma”, c’è la chiave della riuscita del dolce. Capirai che hai finito di montar le chiare solo nel momento in cui la tua forchetta rimarrà in piedi da sola. Non prima. Le ricette non sono mai in saldi”. E così, ogni tanto mi controllava e commentava “Eh, ancòra, ancòra, ce ne vùole ancòra”, come se fosse una sorta di iniziazione, un po’ zen, al mondo degli adulti. Intanto io, dopo aver perso l’uso del braccio sinistro passavo a quello destro senza sapere minimamente cosa stesse per accadere. Mai avrei immaginato che quel liquido potesse trasformarsi in una montagna innevata, bianca, leggera e compatta. Una vera e propria magia, come accade spesso in cucina.
Intanto sono passate le ore, ho lavato una montagna di pentole, ho mangiato per due giorni quiche di verdure e torta di mele con la mano destra, ma ne è decisamente valsa la pena.
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