giovedì 22 maggio 2008

Vanità e grazia

"L'affettazione appare quando l'anima (vis motrix) si trovi in qualche altro punto che nel centro di gravità del movimento" (da Il teatro delle marionette di von Kleist). E' riferito alla danza ed in particolare a quanto le marionette siano più pure e leggiadre dei danzatori, ma ritengo che sia un concetto che possa essere esteso a qualsiasi arte.
L'affettazione è ricercatezza, artificio nel parlare, nello scrivere, nel vestire, nell'andatura ecc.; finzione e ostentazione di certe qualità e doti che uno NON possiede.
Per me è questa la chiave alla base dell'enorme differenza qualitativa che intercorre tra un'opera e l'altra, o presunta tale. E' qui l'abisso tra un Michel Petrucciani e un Ludovico Einaudi, tra un Italo Calvino e un Alessandro Baricco, tra una regia di Peter Brook e una di Luca Ronconi. E, a proposito di teatro, è questo il motivo per cui la maggior parte delle volte che vai a vedere uno spettacolo non credi ai personaggi, ma vedi gli attori, le scenografie, i costumi...brandelli di un lavoro destinato esclusivamente a compiacere e compiacersi. E' questo il motivo per cui opere meravigliose come quelle di Shakespeare o Cechov annoiano.
Lì dove c'è vanità, non potrà mai esserci grazia.
"Dunque dovremmo gustare di nuovo dell'albero della conoscenza per ricadere nello stato d'innocenza?"

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